Castellano & dintorni
Castellano è un piccolo e caratteristico paese del Trentino possiede una collocazione prestigiosa rispetto alla vallata. E’ uno dei paesi più elevati della Vallagarina, che alla posizione montana estremamente panoramica, unisce un confortevole clima, favorito dall’ottima esposizione solare ideale per un soggiorno di completo relax. Allungato sui terrazzamenti morenici a ridosso della catena montuosa sovrastante è meta di numerosi turisti ed escursionisti indirizzati al Lago di Cei, Passo Bordala o alle cime: dal Monte Stivo al Monte Cornetto. È un paese pittoresco, che mantiene il volto rustico – signorile con inserti medioevali dell’epoca passata, case a corte, antichi portali, numerose fontane e qualche scultura popolare in pietra.
1. La Chiesa di San Lorenzo
La costruzione attuale, situata al margine inferiore dell’abitato, risale agli anni 1770-1778. Le bifore del campanile conservano elementi quattrocenteschi della prima chiesa, mentre il portale principale, settecentesco, è sovrastato dalla statua del Santo titolare. L’ambiente interno è settecentesco, con alcune tele e decorazioni plastiche, l’altare maggiore barocco di scuola castionese in marmi policromi e il fonte battesimale del ‘500. Da visitare sicuramente!
2. La Cappella dei Caduti
Da vedere all’ingresso del paese, la Cappella ai Caduti. Fu costruita tra il 1921 e 1924 in memoria dei Caduti della Prima Guerra mondiale. Il monumento ricorda i 20 morti che Castellano ebbe nella guerra 1914-1918 tra le file dell’Imperial regio Esercito austro-ungarico ed i 4 defunti della Seconda guerra mondiale.
Nel 2014, nel piccolo giardino antistante la Capella, è stata posata dalla comunità di Castellano, dall’Ambasciata degli Stati Uniti d’America d’Italia e dalla Provincia Autonoma di Trento, una stele a ricordo degli avieri morti nello schianto del bombardiere nel novembre del 1944 nelle vicinanze del paese.
3. El bus della Vecia
Quelli di Castellano la chiamano “el bus della vecia” e vi ricamano intorno curiose leggende e aneddoti.
La bocca di questa caverna, sotto la località di Presuam, vicino alla valletta d’Agord, si apre a metà altezza della parete, ma vi si può salire facilmente arrampicandosi sul delta dei detriti, che sono usciti dalla buia cavità.
Il “bus della veccia” è largo e profondo, non tanto però da dover adoperare lumi, giacché ci si vede benissimo per l’ampia apertura; all’ingresso si eleva svelto, come una torricella, uno scoglio pittoresco, come si può vedere dalla fotografia.
Ai tempi del dominio feudale dei Lodron, signori di Castellano, vicino al “bus della vecia”, si trovava la bandita di caccia detta anche “Cerviera”. Occupava gran parte del territorio sotto la roccia di “Presuan” ed era cinta da muratura. Quei signori allevavano le covate delle lepri, che cacciavano a loro piacimento, senza andar lontani e qualcuno pretende che si allevassero anche i cervi. Le mura di cinta caddero quasi per tutto, lasciando appena qua e là qualche traccia.
4. Siti archeologici di Castellano
Il villaggio di località Pizzini
Tra il 1998 e il 2003 vengono ritrovati reperti archeologici collocabili fra il XX e il XVII secolo a.C., quindi dell’età del bronzo. Un antico villaggio di 4000 anni che ha lasciato tracce di resti di attrezzi da lavoro come selci e falcetti, resti di animali domestici, punte di frecce, oggetti che testimoniano la ricca attività umana del periodo nelle vicinanze dell’attuale paese, in località Pizzini.
La zona del Castello
Alcune monete romane ritrovate nella zona del Castello (175-353 d.C.) testimoniano la vivace presenza romana all’ombra del maniero.

5. Il parco delle Leggende
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6. Bus dele Guane
E’ una grotta che si apre a metà della roccia, costituita inizialmente da un corridoio orizzontale di una quarantina di metri. per finire in un camera di tre metri di diametro dove si apre un pozzo che dà accesso ad una camera sottostante di uguali dimensioni. Le Iguane erano bellissime ragazze che incantavano i viandanti che transitavano da soli e li portavano poi alla loro potente regina, la quale dopo aver banchettato, giocato e divertitasi tutta la notte all’apparir dell’alba li uccideva. La leggenda dice anche che andavano alla sorgente del rio Molim e trasportavano l’acqua con delle ceste di vimini.


7. San Martino
Se crediamo a quanto affermato sopra, S. Martino probabilmente era, prima di diventare romitorio, un’abazia per il ricovero dei viandanti.